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(Lavoro e Sanità) Organici in crisi, in Veneto contratti a tempo tramite cooperative per tamponare disservizi. Ma partono le diffide

 

Specializzandi e liberi professionisti operativi in ospedale: così la Regione Veneto si prefigge di tamponare i disservizi temuti a seguito degli esodi dei medici in età pensionabile. La goccia che fa traboccare il vaso è "Quota 100": pensionamenti a 62 anni, non previsti, in contesti dove già è in predicato di andare via un medico ogni quattro. In Regione c'è bisogno di circa 1700 camici su 8500 dirigenti sanitari in attività. Ma i concorsi vanno deserti. A Venezia sono stati assegnati un quarto dei 432 incarichi autorizzati. La Regione ora intende gestire i bandi centralmente con Azienda Zero e non più a livello di singola Ulss: si parte con 21 concorsi unici per 299 posti nelle diverse discipline; i candidati saranno poi suddivisi in graduatorie per ogni azienda, per evitare ciò che accadeva in passato e cioè che, trovata un'altra chance, un medico vincitore lasci il posto sguarnito senza tempestivi rimpiazzi. Si intensificheranno pure le assunzioni, ma fin qui si sono visti per lo più contratti con cooperative o "ingaggi" di singoli medici-fornitori a partita Iva pagati a fattura. Contro entrambe le formule si è espresso il sindacato Anaao Assomed a livello nazionale. Il segretario Carlo Palermo ha inviato una diffida a tutte le Asl e agli assessori sanità regionali.

Adriano Benazzato, che di Anaao è segretario in Veneto, spiega che nella sua regione la situazione delle carenze è peggiore che nelle altre. «In questi anni di blocco contrattuale è stata distrutta l'appetibilità del posto fisso. La prima giunta di Luca Zaia affrontò un buco di 1,5 miliardi, si bloccò il turnover in certe situazioni; più di recente c'è stata una richiesta del governo centrale, di risparmiare. Si è creata una grave carenza di personale, che in superficie non si vede, ma già nelle prestazioni da prenotare si traduce in disagi e in attese più lunghe per gli utenti (si ricordi lo scandalo dopo la scoperta che i tempi d'attesa in certe realtà risultavano computati solo sulle prime visite e non sui successivi controlli). Oggi, mentre i bandi di concorso vanno deserti, le cooperative contrattano con le Ulss pacchetti di prestazioni, dotandosi di medici senza specialità per pronti soccorso e nel 118, e provvisti di specialità nei reparti. Al paziente questi medici si presentano non con nome e cognome sul camice ma con la targhetta della cooperativa, è arduo verificarne la specialità». A ottobre Anaao ha inviato due diffide a tutte le regioni. La prima contro la somministrazione di lavoro: i dirigenti del Servizio sanitario non possono essere procurati per il tramite di cooperative. «Qui in Veneto i direttori generali avevano intanto iniziato a fare "selezioni per perequazione": bandi dove l'azienda dice che ha bisogno di medici per determinate specialità e invita chi vuole a presentare documentazione per lavorare. In genere si spuntano contratti annuali abbastanza vantaggiosi, so di colleghi che per un turno di 12 ore guadagnano fino a 1200 euro, e quest'anno con il regime forfettario entro i 65 mila euro fruiranno di tassazione agevolata». Di qui una seconda contemporanea diffida a regioni ed Asl di tutta Italia, «visto che il "virus" si va diffondendo, ad esempio in Piemonte. Abbiamo spiegato che il dlgs 165/2001 articolo 7 comma 5 bis considera nulli contratti di collaborazione che si concretizzino in prestazioni di lavoro esclusivamente personali, continuative e organizzate dal committente con riferimento ai tempi e al luogo di lavoro». Il ricorso a questi medici, è scritto in diffida, consente di fatto di aggirare l'espletamento di concorsi.

«Senza contare che, ingaggiati a partita Iva, se trovano di meglio salutano e vanno via, desertificando il reparto. Osservo che, a maggior ragione con quota 100 e l'impennarsi dei pensionamenti, il giovane medico che entra non vive più una fase in cui si confronta con il "senior" e cresce, anche nel relazionarsi», dice Benazzato. Va detto che il Veneto ha chiesto al governo centrale maggiori margini di manovra per il buon funzionamento della sanità attraverso l'autonomia. «Si tende a dare la colpa all'esterno, se mancano i soldi. Ma tutte le regioni inclusa la nostra -sottolinea Benazzato- tra il 2010 e il 2017 non hanno accantonato sul fondo sanitario le quote da cui andavano tratti gli incrementi per il personale. Di più, eventuali avanzi, che ci sono, affluiscono ad Azienda Zero e vanno in genere a ripianare i deficit delle aziende sanitarie».

 

FONTE: Doctor33.it

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